Stefano, come nasce il tuo amore per le auto d'epoca?
Prima di me, mio padre Giorgio era membro del Circolo Veneto Automoto d'Epoca dal 1968. Avevo 7 anni al tempo e ne rimasi affascinato. Il volante dei miei sogni è sempre stato quello di un'auto d'epoca. Ricordo che a 3-4 anni il mio gioco preferito era entrare nella Ford Consul Coupé di mio nonno parcheggiata in un angolo del giardino. Fingevo di guidarla e una volta ho preso il cric e mi ci sono infilato sotto facendo finta di essere un meccanico. Mia madre, passata la paura, la fece vendere in un batter d'occhio (ride). Le auto sono il mezzo che ha permesso alle idee di muoversi nel XX secolo. Oggi questo primato spetta al web, ma una volta il progresso, la libertà e l'indipendenza giravano su ruote. Come non rimanerne affascinati?
Come sei entrato a far parte del CVAE?
Sulle orme di mio padre sono entrato nel club molto giovane come revisore di conti, e dal 2001 ho ricoperto quasi senza interruzioni il mandato di Presidente. Oggi il club è il secondo per anzianità in Italia e conta circa 1500 iscritti di provenienza veneta ma non solo. Siamo federati ASI con la quale intratteniamo stretti rapporti. La manifestazione più importante del CVAE si chiama Leggenda di Bassano e attira in Italia un'importante platea di collezionisti e appassionati internazionali di auto d'epoca. Collaboriamo anche con ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e MIT (Ministero del Turismo) per promuovere il concetto di historic tour, una forma di turismo culturale e sostenibile, nel nostro caso legato al motorismo. Abbiamo stampato una guida di itinerari insoliti in collaborazione con la Regione Veneto il cui ricavato va in parte alla Fondazione Città della Speranza Onlus per i ragazzi leucemici e in parte a realizzare una borsa di studio per il Race Up team, un gruppo di ragazzi che studiano Ingegneria Meccanica a Padova e che partecipano alla Formula Student.